Il Cavallo del Catria

Il cavallo del Catria prende nome dalla sua area di origine, il massiccio del Monte Catria, situato nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio nella Regione Marche.
L'origine del cavallo del Catria è antica, se ne trovano già tracce dopo l'anno 1000 in documenti che ne citano la presenza a Fonte Avellana, di allenamenti di cavalli “ad usum equitandi”, destinati a rifornire le cavallerie dei paesi limitrofi, poi più tardi, del Ducato di Urbino.
Sino alla metà del secolo scorso l'area del Monte Catria e stata zona di reclutamento quadrupedi da parte dell'esercito italiano per il trasporto pesante agricolo: veniva utilizzato al fine di spostamenti e spostamento di beni di ogni genere, del carbone alla legna, del fieno ai bigonci di mosto, ai cereali, utili non solo per la grande guerra (prima guerra mondiale), ma anche per rifornire i paesi limitrofi all'area del massiccio del MonteCatria.
Nell'epoca moderna si è assistito ad un lento declino dell'utilizzo del cavallo negli eventi bellici, le armi da fuoco sostituirono ben presto la  cavalleria, nonostante comunque, nella seconda guerra mondiale molti generali italiani continuavano a sostenere che non le armi ma il numero di soldati e soprattutto di fanti, potevano determinare la vittoria.   La prima guerra mondiale in ogni caso, segnala quasi la definitiva l'uscita del cavallo dei campi di battaglia, con conseguente diminuzione del numero di equidi razza Catria allevati.
Si conta che la popolazione di questo tipo di cavallo scese clamorosamente fino ad arrivare a soli 225 soggetti distribuiti in 65 allevamenti diversi del territorio montano.
Questa situazione portò alla nascita ANACC, (Associazione Nazionale Allevatori Cavallo del Catria) negli anni ‘80 del XX secolo, al fine del mantenimento e salvaguardia della razza, ormai, vista la scarsa numerosità; in via d’estinzione per cercare di preservare la razza si scelse di adottare il meticciamento, scelta apparentemente giustificata dalla grande variabilità della razza all’interno della quale sono convenuti diversi tipi genetici.
Tra i tipi genetici adottati per delineare tale razza va menzionato il French Montagne, per migliorare la linea produttiva volta alla produzione di carne, ma anche il Cavallo Maremmano, il Sella Italiano e il Purosangue Arabo, per migliorare invece la linea volta al turismo equestre.
Alla fine del 1997 risultavano iscritte al registro anagrafico 302 fattrici su ben 85 allevamenti in 23 comuni diversi della Regione Marche, con prevalenza della provincia di Pesaro Urbino.
All’interno dell’Associazione Cavallo Del Catria a partire dagli anni ‘80 non era presente però una visione univoca sull’indirizzo di miglioramento da perseguire.   Da una parte infatti si insiste sul miglioramento delle caratteristiche sportive dell’animale, idea perseguita da coloro che possedevano animali derivanti da incroci con razze non da lavoro, quali Maremmano, Sella Italiano o Arabo.   Dall’altra parte esiste invece la volontà di valorizzarlo come animale da lavoro, sfruttando le caratteristiche di brachimorfismo derivanti dal French Montagne e da altri cavalli da tiro pesante.   La numerosità della razza non permise però di selezionare due linee divergenti, cioè una sportiva e una da carne, per cui l’unica via perseguibile e scelta dalla ANACC fu quella della Duplice Attitudine, Sport e Carne.
L’indice di selezione è ancor oggi costituito da:
- attitudine sportiva 60%
- produzione carne 30%
- correttezza morfologica 10%
Oggi il mantenimento della razza del Cavallo del Catria ha favorito la possibilità, da parte dell’uomo di non eliminare la tradizione legata a questa razza, e al territorio dove si è sviluppata.
Infatti, sono ancora oggi presenti i cosiddetti “cavallari”, o meglio boscaioli che basano la loro economia sul taglio controllato della legna, dai boschi del monte, e che da sempre usano cavalli della loro area di origine, e i muli, sempre prodotti dall’incrocio con Cavalli del Catria.
Questi vengono impiegati per “smacchiare”, cioè per portare la legna dal punto del taglio al punto di raccolta, dove viene poi caricata sui camion per il successivo trasporto.
L’interesse nell’uso del cavallo in agricoltura e nel mercato della cura del verde è in crescita nel nostro paese, l’utilizzo del cavallo da tiro, anche leggero come il cavallo del Catria si accorda perfettamente con i principi dell’agricoltura condotta secondo criteri naturali, quale l’agricoltura biologica.
I cavalli non producono inoltre liquami pericolosi per l’ambiente, ma pregiato letame biologico che contribuisce in maniera cospicua alla fertilità del suolo.   Il letame nella maggior parte dei casi può essere utilizzato come unico fertilizzante, infatti apporta azoto, fosforo e potassio, oltre a vari microelementi.   Il letame, oltre a fertilizzare ha una funzione anche ammendante: ossia apporta sostanza organica al suolo, favorendone le micro forme di vita e migliorandone la struttura.
Altro impiego caratteristico legato a questo animale è proprio l’allevamento per la produzione di carne, la quale può essere preparata per tagli di carne fresca e per preparazione di insaccati e prodotti conservati.   Il suo consumo viene pertanto spesso consigliato a chi soffre di anemia, ai bambini, alle donne in gravidanza, agli anziani, ai convalescenti e agli sportivi.   La carne di cavallo è piuttosto magra e molto caratteristica nel sapore: sapida con retrogusto dolciastro.
Le sue principali caratteristiche sono l'elevato contenuto in ferro e la facilità di assorbimento di quest'ultimo da parte del nostro organismo.
Nella carne equina il ferro è infatti presente in grande quantità: in 100 grammi di carne cruda si trovano 3,9 mg di ferro, ovvero più del doppio rispetto ai tagli bovini e più del triplo rispetto a pollo e tacchino.

I Bovini al pascolo 

Le Capre del Caprile

L'Azienda ha un proprio allevamento di capre in località Caprile.

Le Lepri da reintroduzione

Da anni grazie alla collaborazione tra A.F.V. Valiana, ATC e cacciatori, presso la località caprile insiste un allevamento di lepre razza italica per la reintroduzione per scopi venatori nel territorio.   Il periodo di allevamento di solito va dal mese di settembre a quello di marzo. 

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